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Una Amore come il Loro
Sophie Love


Le Cronache Dell’amore #3
UN AMORE COME IL NOSTRO crea un mondo di emozioni e turbamenti, descrivendo superbamente la mente di una giovane donna (Keira) e le sue difficoltà per bilanciare la sua vita sociale e la carriera. Sophia Love è una narratrice nata. UN AMORE COME IL NOSTRO è ben scritto e studiato, e lo consiglio a tutti i lettori che apprezzano una storia d’amore da assaporare durante il weekend. Books and Movie Reviews (Roberto Mattos) UN AMORE COME IL LORO (Le cronache dell’amore – Libro #3) è il terzo libro di una nuova serie romantica dell’autrice di bestseller #1 bestselling Sophie Love. La serie inizia con UN AMORE COME IL NOSTRO (Libro #1), un download gratuito! Keira Swanson, 28 anni, torna a New York City, questa volta con Cristiano al suo seguito. Averlo a New York e fargli incontrare la sua famiglia è uno shock culturale per entrambi. A Keira viene presto assegnato un nuovo articolo, il suo più importante fino a quel momento: un viaggio di trenta giorni a Parigi, insieme a Cristiano. L’incarico: scoprire se il loro amore può resistere in un paese straniero, su un terreno nuovo per entrambi. Quando Keira and Cristiano affrontano il viaggio più romantico della loro vita a Parigi, scoprono che il loro amore viene messo alla prova in modi inaspettati. Quando un colpo di scena sconvolge le loro vite, tutto cambierà. Riuscirà il loro amore a resistere?Una commedia travolgente, profonda quanto divertente, UN AMORE COME IL LORO è il terzo libro in una fantastica nuova serie romantica che vi farà ridere, piangere, vi costringerà a leggere fino a tarda notte, e vi farà innamorare di nuovo dell’amore. Presto sarà anche disponibile il libro #4! Sophie Love usa tutta la sua capacità di trasmettere la magia ai lettori con frasi e descrizioni potenti ed evocative… il libro romantico definitivo o una perfetta lettura da spiaggia, con una differenza: il suo entusiasmo e le sue magnifiche descrizioni offrono un’attenzione inaspettata alla complessità dell’evoluzioni in amore, ma anche dei mutamenti della psiche. È una piacevolissima raccomandazione per i lettori di romanzi romantici alla ricerca di un tocco più complesso nelle loro letture. Midwest Book Review (Diane Donovan su: Ora e per sempre)







UN AMORE COME IL LORO



(LE CRONACHE DELL’AMORE—LIBRO 3)



S O P H I E L O V E


Sophie Love



La scrittrice di bestseller #1 Sophie Love è l’autrice della serie romantica LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR, che fino a oggi include sei libri e inizia con ORA E PER SEMPRE (LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR - LIBRO 1).

Sophie Love è anche autrice della nuova serie romantica LE CRONACHE DELL’AMORE, che inizia con UN AMORE COME IL NOSTRO (LE CRONACHE DELL’AMORE - LIBRO 1).

Sophie sarebbe felice di conoscere le vostre opinioni, quindi visitate www.sophieloveauthor.com (http://www.sophieloveauthor.com) per scriverle una mail, unirvi alla sua mailing list, ricevere libri gratis, essere messi al corrente delle ultime novitГ , e rimanere in contatto!



Copyright © 2017 di Sophie Love. Tutti i diritti riservati. Salvo quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti, U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo ebook è disponibile solo per fruizione personale. L’ebook non può essere rivenduto né donato ad altri. Se si vuole condividere con altre persone, si prega di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se si intende leggere l’ebook senza aver provveduto all’acquisto, o se l’acquisto non è stato effettuato per il proprio uso personale, si prega di restituirlo e di acquistare la propria copia. Grazie per il rispetto dimostrato nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è un’opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Ditty_about_summer, utilizzata con il permesso di shutterstock.com.


LIBRI DI SOPHIE LOVE



LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR

ORA E PER SEMPRE (Libro #1)

SEMPRE E PER SEMPRE (Libro #2)

SEMPRE CON TE (Libro #3)

SE SOLO PER SEMPRE (Libro #4)

PER SEMPRE E OLTRE (Libro #5)

PER SEMPRE PIГ™ UNO (Libro #6)

PER TE, PER SEMPRE (Libro #7)



LE CRONACHE DELL’AMORE

UN AMORE COME IL NOSTRO (Libro #1)

UN AMORE COME QUELLO (Libro #2)

UN AMORE COME IL LORO (Libro #3)

UN AMORE COSI’ GRANDE (Libro #4)


CAPITOLO UNO (#udbac37fb-d444-5381-af97-8a88cdba2024)

CAPITOLO DUE (#uab89db57-bb1e-50ef-bab9-a9fa09f509e5)

CAPITOLO TRE (#uf2730139-ea5e-5bfc-887a-286640939c0f)

CAPITOLO QUATTRO (#u55930d52-f919-5d19-946f-2f2d85ae8516)

CAPITOLO CINQUE (#ue7add26e-5553-5873-b3fd-7290f381eddc)

CAPITOLO SEI (#u983b746d-d98f-5dfd-9ac5-4e8c798181f7)

CAPITOLO SETTE (#uda7a937b-1fb7-5185-b820-5d89d1f09e37)

CAPITOLO OTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO NOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTITRE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTA (#litres_trial_promo)

EPILOGO (#litres_trial_promo)




CAPITOLO UNO


Keira guardò Cristiano, seduto sul sedile dell’aeroplano accanto a lei. Nonostante il viaggio lungo e stancante, era attraente come sempre, con i suoi capelli scuri, la pelle olivastra e la mascella scolpita. In effetti, Keira pensò che fosse persino più bello del normale, se una cosa simile era possibile, grazie al modo in cui gli brillavano e scintillavano gli occhi, pieni di eccitazione. Attraverso il finestrino, molto al di sotto di loro, splendevano le luci notturne di New York.

“Le strade sono così diritte,” mormorò Cristiano, con espressione meravigliata. “Come un reticolo. Ma cosa è quello spazio buio?”

Lei lanciò un’occhiata verso il grande rettangolo nero che stava indicando. “Quello è Central Park.”

Cristiano apparve colpito. “Oh, ho capito. Central, perché è al centro.”

Keira scoppiò in una risata davanti al suo stupore bambinesco. “Esatto.”

Mentre l’aeroplano continuava a perdere quota, Cristiano tornò a osservare fuori dal finestrino.

“Gli edifici sono così alti,” commentò ad alta voce.

Keira ridacchiГІ e gli accarezzГІ il dorso della mano con il pollice. Si erano tenuti stretti per mano per tutto il viaggio, a partire da Verona, in Italia, fino a New York, e lei non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare tanto facilmente.

Man mano che l’aereo scendeva tra le nuvole, la vista della magnifica città al di sotto divenne più nitida. Tutto iniziò a sembrare più grande e definito mentre si avvicinavano al momento dell’atterraggio, fino a quando riuscirono a distinguere i taxi che sfrecciavano lungo le strade, poi i lampioni che brillavano gialli nell’oscurità, e infine le luci più luminose dell’aeroporto. Finalmente, con un tonfo e un gran stridio di freni, l’aereo atterrò sulla pista, vibrando e perdendo velocità per potersi fermare vicino al terminale.

“Siamo arrivati,” esclamò Keira a Cristiano.

L’uomo annuì, con espressione emozionata. “Non riesco a crederci del tutto,” mormorò.

“A dir la verità, nemmeno io!” rispose lei.

La sua decisione dell’ultimo minuto di invitare Cristiano a casa era stata, beh, leggermente ridicola. Ma in nessun momento del viaggio aveva sentito di aver preso la decisione sbagliata, né di essere stata troppo frettolosa. Le sembrava così giusto averlo a fianco a sé.

Alla fine l’aereo si fermò del tutto e il segnale della cintura di sicurezza lampeggiò. I due si alzarono in contemporanea, e Cristiano recuperò la piccola sacca da viaggio in pelle da sotto il sedile, l’unica valigia che aveva portato con sé. Keira prese la borsetta e si misero in fila per sbarcare con il resto dei passeggeri.

Si godette la sensazione di poter stendere liberamente le gambe per la prima volta dopo ore. Passare quasi un giorno intero in aereo stava diventando un evento fin troppo comune per lei, anche se non avrebbe cambiato il suo mestiere per nulla al mondo. Quante persone avrebbero fatto carte false pur di passare tre settimane a girare l’Italia per lavoro? Si rendeva conto della sua fortuna, a essere una scrittrice di viaggio, e il Viatorum, la rivista per cui scriveva, stava diventando molto più di un semplice mestiere per lei. Aveva degli amici lì, come Nina, la sua editrice, e Elliot, il suo capo, per non parlare di uno scopo. Le opportunità che il Viatorum le aveva concesso erano la realizzazione di un sogno.

Ma durate il suo ultimo viaggio in Italia aveva guadagnato molto più della pubblicazione di un articolo sotto il suo nome. Là aveva trovato l’amore con Cristiano.

Mentre aspettavano al ritiro bagagli l’arrivo della sua grande valigia da viaggio, riusciva a percepire la fretta di Cristiano di uscire dall’aeroporto e iniziare a esplorare la città. Capiva bene la sua impazienza. Anche lei la sentiva.

Alla fine apparve la valigia sul nastro trasportatore. Comportandosi come sempre da gentiluomo, Cristiano avanzГІ per prenderla e poi insistette per portarla per lei.

Emersero rapidamente dall’aeroporto, pieni di anticipazione ed eccitazione.

Presero la metropolitana per la zona della città dove si trovava l’appartamento di Bryn e salirono i gradini per l’uscita. L’aria era molto fredda e Keira sentì una folata di vento gelido soffiare su di loro. Cristiano trasportò la valigia su per le scale per lei, poi si fermò sul marciapiede, riappoggiandola a terra. Keira non era mai stata particolarmente felice all’idea di fare la lavatrice, ma all’improvviso il pensiero di aprire e sistemare la borsa fu molto piacevole!

Il marciapiede pulsava di energia, affollato di persone indaffarate che si affrettavano tra gli impegni delle loro vite. Cristiano sembrГІ sconcertato da quella scena, come se non riuscisse a capire perchГ© tutti corressero tanto.

Mentre si avviavano per le poche vie che separavano la stazione del metrò dall’appartamento di Bryn, l’uomo si guardò intorno, con gli occhi sgranati per la meraviglia. Keira trovò adorabile il suo entusiasmo innocente, e si chiese se lei stessa fosse sembrata tanto elettrizzata durante il loro viaggio in Italia.

“C’è così tanto da vedere,” disse Cristiano a Keira. “Un palazzo, e poi un altro e un altro ancora! È gigantesca!” Ma poi mentre parlava iniziò a tremare e a battere i denti. “Fa sempre così freddo?”

Portava uno dei suoi eleganti vestiti italiani, magnifico ma molto poco pratico. Prese a strofinarsi le braccia. Keira fece lo stesso, cercando di riscaldarlo sotto la stoffa sottile.

“Solo in questo periodo dell’anno,” spiegò. “Dovremmo procurarti un giaccone più caldo.” Fece un cenno verso un vicino negozio di abiti molto noto. Era un grande outlet che vendeva ultimi capi a prezzi stracciati. “Possiamo trovare qualcosa per te là.”

A giudicare dall’espressione di Cristiano, capì che non era molto colpito dalla sua scelta!

“Sarebbe meglio aspettare e trovare un negozio come si deve,” rispose lui. “Posso sopportare il freddo ancora un po’.”

“Preferisci congelare che essere vestito male anche solo per il momento?” Keira lo stuzzicò.

“Ovviamente,” replicò Cristiano con un ghigno.

Ma non appena ebbe pronunciato quelle parole, una potente folata di gelido vento autunnale si abbatté su di loro. Keira rabbrividì, stringendosi tra le proprie braccia e poi guardò Cristiano.

“Poverino,” disse ridendo. “Non sei più in Italia!”

Presto l’uomo cedette, e lei lo guidò nel negozio dalle luci fluorescenti. Cristiano esaminò gli appendiabiti carichi di giacche a vento dai colori sgargianti con espressione poco entusiasta. Alla faccia dei loro giorni di shopping tra eleganti negozi alla moda italiani, pensò Keira.

Alla fine trovò una giacca nera imbottita, una versione economica del tipo di abito che un raffinato uomo italiano avrebbe potuto indossare, e l’acquistò.

“Dieci dollari,” commentò, scuotendo la testa. “Cadrà a pezzi in una settimana.”

“Ti deve durare solo fino a quando non troviamo il Gucci più vicino,” scherzò lei.

Ripresero il cammino, girando l’angolo per la strada di Bryn e attraversandola tutta prima di fermarsi davanti a uno sciatto palazzo in arenaria. Era coperto di graffiti recenti, balaustre che sembravano rotte da poco e piante morte.

“Quindi è questo?” chiese Cristiano, guardando l’alto edificio davanti a loro.

Dire che sembrava poco impressionato era un eufemismo. Le sue aspettative dovevano essere state smontate dallo squallido quartiere in cui viveva Bryn. Probabilmente si doveva sentire come lei quando si era ritrovata a Napoli.

Keira si augurò che non fosse troppo deluso, perché di lì in avanti le cose sarebbero diventate solo più strane.

“Mia sorella è un po’… beh… diciamo pazza,” lo avvisò. “È meglio se ti prepari.”

Cristiano rise, convinto chiaramente che stesse facendo un’altra delle sue battute.

�Pover’uomo,’ pensò lei. �Non ha idea di cosa lo aspetta!’




CAPITOLO DUE


Il fatto che Bryn si fosse completamente dimenticata che Keira sarebbe tornata quel giorno fu immediatamente chiaro non appena entrarono nel suo appartamento.

Era in condizioni disastrose. C’erano scarpe e vestiti sparsi ovunque, una collezione di bicchieri da vino sporchi sul bancone della cucina e contenitori vuoti di patatine e salse sopra il tavolino da caffè, che era anche ricoperto da uno strato di briciole. Keira sussultò a quello spettacolo. Che cosa avrebbe pensato Cristiano?

A completare quell’immagine di caos totale, Bryn stessa era sdraiata sul divano, russando rumorosamente. Aveva il trucco sparso per tutta la faccia. Il suo luccicante abito di paillettes la copriva a malapena. La bocca dipinta di rosso era spalancata.

Keira fece una smorfia e guardò l’orologio. Non era nemmeno tanto tardi. Bryn doveva aver fatto una delle sue maratone di bevute del sabato, che iniziavano a mezzogiorno per poi attraversare tutti i bar della città fino al ritorno a casa e al divano, dove finiva per svenire.

Appena dietro di lei sentiva Cristiano che aspettava, esitante. Era troppo spaventata per voltarsi e vedere la sua espressione. Sì, gli aveva anche detto di prepararsi, ma quello era persino peggio di quanto si fosse aspettata!

Keira gettГІ la borsetta per terra e al rumore Bryn si svegliГІ con uno scatto. Si rizzГІ a sedere con uno sbuffo sorpreso. Ondeggiando, si toccГІ la massa di capelli annodati in cima alla testa. Poi fissГІ la sorella attraverso gli occhi strizzati.

“Sei a casa?” domandò.

“Già,” rispose seccamente lei. “Ti sei dimenticata che sarei tornata oggi, vero? E non ti ricordavi nemmeno che avrei portato un ospite.”

Disse l’ultima frase a denti stretti, per farle capire che avevano compagnia, qualcos’altro che la donna sembrava non aver notato.

Bryn strinse gli occhi, spostando lo sguardo da Keira a Cristiano. Dopo aver sbattuto le palpebre per la sorpresa, si rianimГІ immediatamente.

“Oh, ciao,” disse, sembrando sveglia e vigile per la prima volta. “Sono Bryn. Tu devi essere Cristiano.”

Per la prima volta da quando erano entrati nell’appartamento, Keira si voltò per vedere la reazione di Cristiano al caos in cui lo aveva portato. Invece che apparire inorridito, sembrava avere un’espressione divertita. Anche mentre lei sussultava alla vista di Bryn che barcolla e ondeggiava verso di loro, l’uomo sembrò prendere la situazione con leggerezza.

“Wow, sei davvero stupendo,” disse la sorella avvicinandosi a lui e abbracciandolo. “Pensavo che Keira stesse solo esagerando per farmi ingelosire.”

Keira fu colpita da una zaffata di alcool mescolato a troppo profumo.

“Grazie, credo,” rispose Cristiano, sembrando incerto ma ridacchiando ugualmente. “Sia tu che tua sorella avete ereditato dei magnifici geni.”

Bryn sollevГІ le sopracciglia verso Keira, senza fare alcun tentativo per nascondere la sua ammirazione. Keira ebbe improvvisamente paura. Sua sorella era considerata dalla maggior parte delle persone la piГ№ bella tra loro due. Ed era anche una civetta scandalosa. E se Cristiano avesse perso la testa per lei? Per la sua personalitГ  piГ№ esuberante? Era impossibile dire che cosa pensasse veramente di Bryn studiando il suo atteggiamento, dato che si comportava nello stesso modo affascinante con ogni donna che incontrava.

“Volete qualcosa da bere?” offrì Bryn, con lo sguardo fisso sui lineamenti perfetti di Cristiano. “Birra, vino? Prosecco?”

“Ti sembra una buona idea?” ribatté Keira, facendo una smorfia davanti all’aspetto scompigliato della sorella.

Bryn roteò gli occhi e guardò di nuovo verso Cristiano. “Si comportava così anche in Italia? Keira sa essere così rigida.”

“Ehi!” protestò lei.

“Niente affatto,” rispose Cristiano. Sembrava stesse prendendo tutta la situazione con noncuranza, anche se Keira stessa si sentiva estremamente a disagio. “Abbiamo passato molte serate a bere buon vino, non è così, mia cara?” Le lanciò un’occhiata adorante e sorrise in una maniera che la fece sentire come se fosse stata l’unica donna esistente al mondo.

“Sì,” mormorò sognante lei.

Bryn interruppe il momento nel suo solito modo sfacciato. “Beh, deve essere tutto merito tuo, Cris, perché cercare di farla uscire la sera può essere come cavare il sangue da una rapa.”

Keira scosse la testa davanti alle provocazioni della sorella.

“Versa da bere e basta, grazie,” borbottò.

Bryn le fece un sorrisetto maligno, chiaramente divertita dalla sua reazione, e poi sorrise dolcemente a Cristiano. “Che cosa bevi, Cris?”

Keira fece una smorfia. Detestava giГ  il modo in cui gli aveva affibbiato un soprannome. Era fin troppo familiare. Lei stessa non lo aveva mai chiamato con altri nomi, se non Cristiano! Sarebbe dovuta essere lei a trovargli un nomignolo!

“Vino, rosso,” rispose Cristiano. “Uno Syrah della Nuova Zelanda, se lo hai.”

Bryn ridacchiò con voce acuta, con il suo solito fare provocante. “Vedrò cosa posso fare,” mormorò. Poi guardò Keira. “Puoi riordinare un po’ la casa?” chiese, agitando le mani in direzione del disordine che riempiva la sala.

Lei digrignГІ i denti. Sentiva giГ  il calore salirle alle guance.

Mentre si aggirava aggressiva per l’appartamento a radunare la spazzatura, sentiva Bryn e Cristiano che chiacchieravano attorno all’isola della cucina.

“Quindi, per quanto tempo rimarrai in città, Cris?” stava chiedendo Bryn.

Keira smise di mettere ordine e si lanciò un’occhiata alle spalle. Lei e Cristiano non ne avevano ancora discusso. In effetti, la loro relazione era stata un tale vortice sin dal primo giorno che avevano pianificato molto poco. Non aveva nemmeno pensato al fatto che c’era solo un letto a casa di Bryn! Dove avrebbero dormito?

“Ancora non lo so,” rispose Cristiano. “Stiamo vivendo il presente. Prendiamo ogni minuto così come viene.”

Keira esalГІ. Era una risposta rassicurante.

Finì di sistemare tutto rapidamente per poi andare nel piccolo cucinotto per supervisionare l’interazione tra sua sorella e Cristiano. Bryn versò un altro bicchiere di vino.

“Penso che dovrei lasciarvi dormire nel mio letto,” disse lei, facendo scivolare il bicchiere attraverso il tavolo. “Non stareste entrambi sul divano.”

“Davvero?” domandò Keira, sorpresa dalla sua generosità. Non era da lei pensare agli altri. “Ma tu cosa farai?”

Bryn indicò il divano. “Tanto la maggior parte delle notti mi addormento davanti alla televisione. Sempre se sono a casa.”

SollevГІ le sopracciglia e le agitГІ. Keira gemette; pensare alle frequenti e numerose conquiste di Bryn la fece sentire decisamente a disagio.

“È molto gentile da parte tua,” disse Cristiano, ignorando chiaramente le sfumature.

“Trovare un appartamento è in cima alla lista delle mie priorità,” aggiunse Keira. “Ti prometto che presto ci toglieremo dai piedi.”

Sulla sedia accanto a lei, Cristiano all’improvviso raddrizzò la schiena. Sorseggiò il suo vino, distogliendo lo sguardo. Si era teso? E in quel caso, che cosa lo aveva irritato nel suo commento?

Allora Keira fu colpita da un terrore inaspettato. Cristiano aveva pensato che volesse prendere un appartamento insieme a lui?

L’imbarazzo la travolse. Keira si incurvò nella sua sedia. Non era stato affatto quello che stava suggerendo! Sarebbe stato assurdamente presuntuoso da parte sua aspettarsi che Cristiano volesse trasferirsi subito con lei, anche perché non avevano ancora parlato di niente. E soprattutto perché non aveva idea di quanto tempo lo avrebbe voluto con sé. C’era un’intera gamma tra il presente e per sempre! All’improvviso, il modo in cui avevano gettato al vento la prudenza in preda allo stordimento del romanticismo sembrò un po’ precipitoso. Era apparso incredibile sull’aereo, ma lì nel suo territorio era diverso. Era reale. A un certo punto avrebbe dovuto trovare il coraggio di avere una conversazione vera e propria con lui sugli aspetti concreti di una relazione a distanza, ma l’ultima cosa che voleva era farlo scappare.

Keira cadde in silenzio, persa tra i suoi pensieri, prendendo piccoli sorsi di vino. Da partecipante alla conversazione, si trasformò in una spettatrice, continuando a guardare mentre Bryn ridacchiava per le battute di Cristiano e commentava sul suo incantevole accento, fissandolo con sguardo adorante. Quando si tese dall’altra parte dell’isola della cucina e gli toccò delicatamente il braccio, Keira tornò alla realtà. Era il momento di una strategia di fuga. Si esibì in un rumoroso sbadiglio.

Bryn sussultò sorpresa, come se si fosse completamente dimenticata che Keira fosse lì.

“Sei stanca?” chiese. “Non sentirti obbligata a rimanere in piedi per me. Hai solo un giorno prima di tornare a lavoro e non vorrai essere esausta.”

Di solito Keira trovava irritante la scena della chioccia di Bryn, ma quella volta apprezzò l’invito a ritirarsi presto per la notte. E ad allontanarsi dalla sorella.

Si alzò. “Mi dispiace, sono così esausta dopo il viaggio. Parliamo meglio domani, e ho anche un regalo per te.”

Bryn sorrise. “Fantastico, non vedo l’ora.”

Anche lei si alzГІ in piedi e le sorelle si abbracciarono. Poi Keira guardГІ Cristiano, che era ancora seduto.

“Tu vieni?” chiese.

Cristiano sembrГІ sorpreso, come se non gli fosse nemmeno passato per la mente che Keira si aspettasse che andasse a letto insieme a lei.

“Ah, sì, certo,” rispose, sembrando tutt’altro che sicuro.

“Non sei costretto,” intervenne Bryn in fretta. “Se non sei stanco, sentiti libero di rimanere alzato insieme a me e a chiacchierare. Ho dell’altro Syrah neozelandese. ”

Keira guardò la sorella con gli occhi stretti. Cristiano spostò lo sguardo da una donna all’altra come se fosse sospeso tra qualcosa che non capiva del tutto. Alla fine si alzò, decidendo chiaramente di seguire Keira. Lei annuì con decisione in riconoscimento della propria vittoria.

“A domani,” disse Cristiano a Bryn. “Grazie per il vino.”

Keira notò che non aveva finito il suo bicchiere. Si sentì in colpa per averlo strappato via così dalla serata, ma conosceva Bryn meglio di lui. Lasciarlo da solo con la sorella sarebbe stato potenzialmente pericoloso!

“Buona notte,” disse Keira a Bryn, mentre trascinava la valigia in camera da letto.

Cristiano entrГІ dopo di lei. Non appena fu dentro, Keira si chiuse la porta alle spalle. Vi si appoggiГІ contro e fece un profondo respiro.

“Mi dispiace moltissimo,” dichiarò.

Cristiano sembrò perplesso. “Non capisco. Mi è sembrata gentile.”

“Stava flirtando con te!” rispose lei, scuotendo la testa.

Cristiano non apparve affatto turbato. “Non mi dà fastidio.”

“Beh, a me sì,” gli disse Keira. “È mia sorella. È scortese.”

Lui si limitò a scuotere le spalle. Si avvicinò e avvolse le braccia attorno a Keira. “Lo sai che ho occhi solo per te,” rassicurò la donna, stringendo il suo corpo al proprio.

“Non sei tu quello che mi preoccupa,” rispose Keira, rilassandosi contro di lui. “Sono tutte le donne dal sangue caldo del mondo.”

In quel momento fu colpita da un’improvvisa epifania. In Italia, Cristiano, anche se indubbiamente attraente, era uno tra i tanti. Lì a New York invece era una creatura esotica, un autentico maschio italiano, un modello che sembrava uscito dalle pagine di un catalogo di moda. La sua città natale poneva una serie di sfide tutte nuove alla loro relazione che lei non aveva ancora considerato.

C’era una sola soluzione. Avrebbe dovuto tenerlo completamente impegnato dall’alba al tramonto, supervisionando mattina, mezzogiorno e sera!

“Dovremmo svegliarci presto domani,” disse, liberandosi dal suo abbraccio. Iniziò a svestirsi per il letto. “Solo un giorno del fine settimana per divertirsi prima che debba tornare a lavoro. Abbiamo molte cose da vedere.”

Cristiano sorrise. “Non vedo l’ora. Ma non andiamo subito a dormire, non è vero?” Le lanciò uno dei suoi sguardi suggestivi. “Sono stato rinchiuso su un aeroplano per ore. Ho un sacco di energia da scaricare.”

Anche l’espressione di Keira si ravvivò. Si tese verso l’interruttore della luce. “Qualsiasi cosa desideri,” mormorò, e poi la spense, sprofondandoli nel buio.




CAPITOLO TRE


Keira fu svegliata dal suono stridulo della sua sveglia. Segnava le sette del mattino, ma grazie al jet-lag e alla parte relativamente breve di notte in cui lei e Cristiano avevano usato il letto per dormire, il suo corpo si sentiva come se fosse ancora notte fonda. Era intontita, come se avesse fatto un sonnellino nel momento sbagliato del giorno.

Nonostante il disagio fisico, mentalmente era molto emozionata per la giornata che li aspettava. Saltò immediatamente giù dal letto, alimentata dall’eccitazione e dall’adrenalina creata dalla stanchezza.

Si voltò per guardare Cristiano. L’uomo era ancora profondamente addormentato.

“Sveglia,” disse, chinandosi su di lui e baciandogli la fronte.

I suoi occhi si aprirono faticosamente. “Devo proprio?” chiese, sbadigliando. “Quel lungo volo mi ha sfinito.”

“Ah, è stato il volo a sfinirti, eh?” disse maliziosamente Keira, facendo un occhiolino.

Ma capì che si era già riaddormentato!

Decise di lasciarlo riposare e andГІ a lavarsi e prepararsi per la giornata.

Si diresse con cautela verso il soggiorno. Era buio e Bryn russava rumorosamente. Facendo attenzione a essere più silenziosa possibile e a non svegliare la bestia addormentata, superò la sorella in punta di piedi e si fece una rapida doccia, ripulendosi dal residuo dell’aeroplano e dagli ultimi ricordi dell’Italia che le rimanevano sulla pelle.

Quando tornò in camera da letto, vide che Cristiano era ancora profondamente e pacificamente addormentato. Sospirò e decise che tanto valeva portare i suoi vestiti sporchi alla lavanderia giù all’angolo. Non aveva senso perdere tempo, dato che il giorno successivo sarebbe tornata in ufficio.

Svuotò rapidamente la valigia, radunò i vestiti sparsi della notte prima, aggiungendoli al mucchio prima di affrettarsi fuori dall’appartamento, lungo il corridoio, giù per i gradini e in strada.

Era una mattina eccezionalmente gelida, e provò uno splendido senso di nostalgia. Negli ultimi due mesi non era stata quasi per niente a New York ed era davvero piacevole essere tornata a casa: i rumori familiari del traffico, le normali esalazioni delle auto. Le facevano venire in mente il Ringraziamento, e sorrise tra sé e sé sapendo che non mancava molto alla sua festa preferita. Quell’anno sarebbe stato particolarmente speciale, grazie alla presenza di Cristiano insieme a loro. Se fosse rimasto tanto a lungo, in ogni caso.

La lavanderia automatica era vuota e Keira infilò i vestiti sporchi di diverse settimane in una macchina, riempì il cassetto con il detergente e aggiunse delle monete. Aveva con sé solo gli spiccioli per un lavaggio rapido, perché non aveva ancora avuto il tempo di recuperare della moneta locale, ma un giro di trenta minuti era meglio che niente.

Non appena la macchina iniziò il ciclo, riuscì rapidamente, desiderosa di tornare da Cristiano, per svegliarlo ed estrarlo dall’appartamento (e dalle grinfie) di Bryn il prima possibile.

Ma una volta tornata in camera, scoprì che Cristiano dormiva ancora. Lo baciò di nuovo per cercare di svegliarlo.

“Bell’addormentato,” disse, più intensamente quella volta, con voce un po' più alta e più esigente. “Dobbiamo alzarci e muoverci!”

Cristiano gemette. “Non possiamo passare una giornata pigra a letto?” mugugnò. “Abbiamo camminato per settimane. Meritiamo di rilassarci una mattina, no?”

Keira scosse la testa, pensando a Bryn nell’altra stanza. Dovevano scappare prima che lei si svegliasse.

“No,” rispose. “L’intera New York ci aspetta!”

Cristiano sbadigliò, girandosi per allontanarsi dalla sua voce squillante. “E sarà ancora lì nel pomeriggio, dopo la colazione.”

“Ma è meglio godersela al mattino,” contestò Keira, sollevandogli le coperte di dosso. “Te lo dice una del posto.”

Cristiano smise di discutere, e tremando si alzГІ dal letto.

“Perché sei tanto di fretta?” si lamentò.

“Perché ci sono tantissime cose da fare!” ripose lei, infilandosi rapidamente un paio di stivali invernali di Bryn. Tutte le sue calzature pesanti erano conservate da qualche parte in una scatola, le sue cose prese dall’appartamento di Zach sparse in vari luoghi, dalla sua stanza a casa della madre, all’attico di Shelby e David, fino all’armadio di Bryn. C’era persino un scatola nascosta sotto la sua scrivania al Viatorum.

“Posso farmi almeno una doccia?” chiese Cristiano.

Keira si morse il labbro. Ogni minuto sprecato era un minuto piГ№ vicino al risveglio di Bryn e ai suoi tentativi di mettere le mani su Cristiano. Ma non poteva negargli le necessitГ  umane fondamentali.

“Certo,” disse allegramente, fingendo calma. Andò verso l’armadio di Bryn e ne estrasse un soffice asciugamano. “Ecco,” aggiunse, tendendoglielo insieme a dello shampoo e al doccia schiuma che prese dalla valigia. “La doccia è proprio in fondo al corridoio.”

Lui la baciò per ringraziarla e uscì dalla stanza. Keira si accasciò a sedere sul letto, già esausta. Non sarebbe stato facile. Avrebbe dovuto trovare un nuovo appartamento il prima possibile. Tipo tornando indietro nel passato.

Ma quello dipendeva dalla caparra del vecchio appartamento che Zach doveva restituirle. Non avrebbe voluto mettersi in contatto con lui, ma era chiaramente il minore tra i due mali in quella particolare situazione. Prese il cellulare e spedì un messaggio.

NovitГ  sulla caparra? K.

Avventatamente aggiunse una x, un bacio, alla fine. Adulare Zach non era qualcosa che le piaceva fare, ma se significava che avrebbe riavuto indietro la sua caparra ne valeva la pena.

Sbirciò fuori dalla camera da letto verso la zona del soggiorno. Le tapparelle erano abbassate e la stanza era buia. Gli unici suoni erano la doccia in fondo al corridoio e il rumoroso russare di Bryn. Per fortuna neanche Cristiano l’aveva svegliata superandola.

Ma lei iniziò a spazientirsi. Cristiano ci stava mettendo troppo tempo! Controllò l’orologio e vide che i suoi vestiti nella lavanderia automatica avrebbero raggiunto presto la fine del ciclo. Decise di recuperarli, piuttosto che correre il rischio che qualcuno glieli rubasse nel momento in cui la porta della macchina si fosse aperta. Anche alle sette e mezza della domenica mattina non si poteva mai abbassare la guardia!

Uscì di nuovo dall’appartamento e corse fino alla lavanderia. Dentro c’erano un paio di persone, entrambe donne di mezza età dall’aria organizzata che chiaramente stavano tentando di evitare la fila. Keira radunò i suoi vestiti caldi e umidi. Non aveva abbastanza monete per l’asciugatrice quindi avrebbe dovuto appenderli nell’appartamento di Bryn.

Uscì, riprendendo la strada per tornare a casa. Era davvero bello sbrigare di nuovo le normali faccende, tornare a essere una persona semplice piuttosto che una scrittrice di viaggio in un’eccitante paese straniero. A quanto pareva anche una cosa buona poteva finire per stancare.

Il telefono le vibrò in tasca proprio mentre iniziava a salire le scale per l’appartamento. Era un messaggio di Zach. Si morse il labbro per l’anticipazione e lesse quel che le aveva scritto.

Bon jour, Keira! Sono in Francia per lavoro. Una conferenza di una settimana che inizierГ  domani! Possiamo parlare di soldi quando sarГІ tornato?

Sospirò per le frustrazione. Sarebbe passata un’altra settimana prima che ne parlassero di nuovo, non che capisse che cos’altro ci fosse da dire! Avrebbe semplicemente dovuto trasferirle la sua quota di denaro nel conto in banca, ma ovviamente non aveva intenzione di renderle le cose facili.

Con lo sguardo ancora sul cellulare, Keira entrГІ a casa di Bryn. Fu immediatamente sorpresa dal suono di risate, e alzГІ gli occhi.

Era cambiato tutto. Le tapparelle erano alzate, le luci accese, la macchina del caffè ribolliva e Bryn era in cucina, sembrando fin troppo sveglia per qualcuno che aveva passato l’ultima giornata a bere. Seduto con la schiena appoggiata al bancone c’era Cristiano, con il torso nudo rilucente di gocce d’acqua, solamente un asciugamano legato attorno alla vita per proteggere la sua modestia.

“Che sta succedendo?” gridò, sorpresa.

Bryn le lanciò un’occhiata e fece una smorfia, divertita dal tono paranoico di Keira. “Sto facendo il caffè,” disse, affermando l’ovvio. “Dove sei stata?”

“Sono andata alla lavanderia a gettoni,” disse Keira, sollevando la pesante busta piena di vestiti bagnati. “Sono stata via solo due minuti.”

Due minuti, chiaramente, era quanto serviva a Bryn per cogliere l’occasione di godere della visione del corpo muscoloso di Cristiano.

“Tesoro,” disse con risolutezza Keira, guardandolo. “Faremmo meglio a rivestirci. Dobbiamo andare.”

“Abbiamo tempo per un caffè, non è vero?” chiese. “Mentre metti i vestiti ad asciugare?”

Keira lasciГІ cadere la busta per terra, con noncuranza, e cercГІ di sembrare allegra mentre gli si avvicinava e lo spingeva per una spalla verso la camera da letto.

“Ma voglio portarti nel miglior bar di New York,” disse lei. “Quantità limitate, appena macinato. Molto più buono del caffè di Bryn fatto con la macchinetta.”

“Oh… oh, okay…” disse Cristiano, senza fare resistenza. “Ma… i tuoi vestiti?”

Mentre lo guidava verso la sicurezza della sua camera da letto, Keira lanciò un’occhiata verso la sorella al di sopra della spalla. Lei li stava guardando, sogghignando, divertita dalla sua fuga frettolosa. Keira le fece una smorfia severa, uno sguardo di avvertimento che diceva esplicitamente di lasciare in pace Cristiano.

“Posso stendere io i tuoi vestiti,” disse Bryn con un sorriso dolce e consapevole.

“Grazie,” rispose secca Keira.

Stava per chiudere la porta, ma Bryn non aveva finito.

“Cara, se pensi che io sia un problema,” e ridacchiò, “aspetta di averlo portato là fuori. ” Indicò la finestra. “Troverai molto peggio di me. Fidati.”

Irrigidendosi, Keira chiuse la porta.




CAPITOLO QUATTRO


La loro prima fermata fu nell’Upper West Side, dove presero bagel e caffè da mangiare nel cammino. Fu ben diverso dai lunghi pasti lenti che si erano goduti in Italia, ma Keira voleva che Cristiano si facesse davvero un’idea di come fosse la vita a New York.

“Quindi questo è il miglior caffè di New York, giusto?” chiese Cristiano, sorseggiandolo dalla tazza di plastica e valutandolo con attenzione. Non sembrava convinto.

“Oh, sì, il migliore,” ribadì Keira, ricordando la bugia che le era sfuggita quella mattina. Era buono ma non era quello in quantità limitate e appena macinato che gli aveva promesso. “Per me, in ogni caso.”

Lui si limitГІ ad alzare le spalle.

Passeggiarono mano nella mano lungo il marciapiede, diretti verso il fiume Hudson. Keira era estremamente consapevole della quantità di sguardi che Cristiano attirava. Sapeva che c’era una discrepanza tra la loro bellezza fisica, ma tornata a New York si sentiva ancora di più banale, perché lì Cristiano era più che un bell’uomo, era una bestia rara. Bryn aveva avuto ragione. C’era molto peggio di lei in città. Averlo lì sarebbe stato estenuante.

“Che cosa pensi di mia sorella?” chiese all’uomo.

Cristiano scoppiò a ridere. “È interessante.”

“Interessante in che senso?”

Ci fu una pausa, durante la quale Cristiano cercò con palese cura le sue parole seguenti. Alla fine si decise per: “Pazza,” in italiano.

“Che cosa significa?” volle sapere lei, mentre la sua mente evocava ogni genere di possibilità: bellissima, splendida, attraente, affascinante.

“Matta,” spiegò Cristiano.

Keira scoppiГІ a ridere. Era un sollievo sentirgli dire una cosa del genere. A meno che non avesse un debole segreto per la follia, probabilmente era al sicuro. Da Bryn, per lo meno. Doveva ugualmente fare i conti con il resto della popolazione femminile di New York.

Attraversarono il Riverside Park, guardando il fiume scenografico, e poi si diressero verso Central Park. Dato che Cristiano lo aveva notato dall’alto quando erano arrivati in aereo, Keira aveva immaginato che gli sarebbe piaciuto vederlo da terra.

“È incredibile,” disse lui, studiando i grattacieli in lontananza che li circondavano. “Non sembra vero.”

Keira sorrise, ripensando di aver detto cose molto simili a proposito dell’Italia. Era bello vederlo tanto affascinato dalla sua città, e così meravigliato da scorci che lei aveva dimenticato di apprezzare.

Si diressero a est, verso il Metropolitan Museum of Art. La cultura in Italia era stata incredibile ma Keira era competitiva di natura e non voleva che Cristiano pensasse che il suo paese europeo dalle antiche origini avesse più pregi di New York! Ma c’erano così tante cose da comprimere in un solo giorno, che rimasero dentro per un’ora circa prima che Cristiano richiedesse di vedere di più della città vera e propria.

Presero la metropolitana per la Quinta Strada così che Keira potesse mostrargli Times Square, per poi dirigersi verso l’Undicesima per una passeggiata lungo l’High Line, dove lui avrebbe potuto davvero godersi il panorama dello skyline di Manhattan. Comprarono altro caffè da uno dei venditori lungo il ponte.

Mentre il pomeriggio progrediva, Keira portò Cristiano a SoHo, dove pranzarono in uno dei bar. A Cristiano quella parte della città sembrò piacere in modo particolare, soprattutto le persone modaiole e gli interessanti negozi di vestiti. In effetti sembrava fatta apposta per lui, con i suoi abiti italiani, e trovò per sé una nuova giacca che somigliava molto a quella economica che aveva comprato all’outlet vicino all’aeroporto, con l’unica differenza che quella costava cinquanta dollari invece che dieci.

Mentre stavano pranzando, il telefono di Keira iniziò a squillare. Il suo primo pensiero fu che dovesse essere Bryn, nel tentativo di riattirarli all’appartamento. Ma quando Keira controllò lo schermo, vide che era sua madre. Rispose alla chiamata.

“Cara, ho appena parlato con tua sorella,” annunciò la madre. “Devi portare Cristiano qui per cena.”

“No, mamma,” rispose lei con un sussulto. “Vogliamo passare insieme al giornata. Abbiamo già progettato tutto.”

“Ma sono già stata al negozio,” rispose la donna con un tono triste e lamentoso. “Ho comprato tutto il necessario per fare le lasagne.”

“Perché?” sibilò Keira. “Non me l’hai nemmeno chiesto.”

Ma sapeva il perché. Se sua madre glielo avesse chiesto prima, non avrebbe avuto niente con cui farle pressione, nessun modo per negoziare né per farla sentire in colpa. Invece così aveva il coltello dalla parte del manico. Il rifiuto avrebbe fatto sembrare Keira una figlia viziata e ingrata.

Dall’altra parte del tavolo, Cristiano apparve preoccupato. “Va tutto bene?” chiese.

Lei annuì, cercando di far finta di niente. Parlò di nuovo al telefono. “Mamma, ora devo andare. Ceneremo insieme un’altra volta.”

Sua madre si esibì in un lungo sospiro. “Hai almeno chiesto a Cristiano se gli farebbe piacere conoscermi? Perché non sembra che tu gli abbia dato la possibilità di scegliere.”

Keira digrignò i denti. Roteando gli occhi, guardò Cristiano. “Mia madre vuole che andiamo da lei per cena questa sera. Ma avevamo progettato di andare a quel ristorante che fa le polpette, no? Quindi le sto dicendo che per stavolta passiamo.”

Ma invece della risposta che aveva sperato di ricevere da lui, Cristiano sembrГІ emozionato dalla prospettiva di incontrare sua madre.

“Possiamo andare a mangiare le polpette quando vogliamo,” disse con un’alzata di spalle. “Se tua madre vuole cucinare per noi, dovremmo permetterglielo. Mi piacerebbe molto conoscerla.”

Keira lasciГІ cadere la testa tra le mani. Con un sospiro, si arrese.

“Va bene,” disse al telefono. “Hai vinto, mamma. Saremo da te alle otto.”

“Alle sette,” la corresse la madre.

“Alle sette,” ripeté cupa Keira.

“Oh, ma che meraviglia!” esclamò la donna. Ma Keira spense la telefonata prima ancora che finisse di parlare. Alzò lo sguardo su Cristiano. “Non devi essere educato a tutti i costi, lo sai.”

L’uomo scoppiò a ridere. “Non voglio essere educato, Keira. Mi piacerebbe davvero incontrare tua madre.”

“Cucinerà le lasagne,” aggiunse Keira con tono secco. “Posso solo immaginare che sia perché tu sei italiano.”

“Beh, è perfetto,” rispose lui. “Perché io adoro le lasagne.”

Keira sospirò. Magari Cristiano era pronto a incontrare altri membri della sua pazza famiglia, ma lei non lo era di certo. Averlo lì stava diventando sempre più stressante ogni secondo che passava.




CAPITOLO CINQUE


Mallory Swanson viveva ancora nello stesso appartamento dove aveva cresciuto le sue due figlie. Keira provava sempre uno strano senso di nostalgia ogni volta che tornava a casa. Anche se la sua infanzia era stata piena d’amore e di allegria, l’assenza del padre era sempre stata percettibile. Che lui avesse vissuto in quella casa con Bryn e sua madre prima che Keira nascesse era stato un pensiero continuamente presente nella sua mente, perché poco dopo la sua nascita aveva lasciato la famiglia. Lei aveva sempre vissuto sentendosi come se il suo spirito si aggirasse in casa, come se le cose non fossero proprio come dovessero essere.

Lei e Cristiano presero un taxi direttamente in città. Keira non era voluta tornare all’appartamento di Bryn per sopportare un viaggio in tre, tutti stretti in un auto, quindi aveva detto alla sorella che l’avrebbero incontrata lì. Almeno la capacità di Bryn di arrivare in orario era pessima e così avrebbero avuto un po’ di tempo per loro, una volta giunti a destinazione.

Salirono i gradini del palazzo di mattoni rossi. L’appartamento a piano terra era abitato dalla stessa donna anziana che vi aveva vissuto per tutta la sua vita. I suoi numerosi gatti erano sdraiati sul marciapiede o erano seduti sulle ringhiere a miagolare ai passanti.

Keira premette il campanello e un momento piГ№ tardi sua madre apparve alla porta. Indossava un grembiule macchiato sopra i vestiti e aveva i capelli in disordine.

“Eccola qui! La mia figlia nomade!” gridò Mallory. Gettò le braccia attorno a Keira e la strinse forte. Poi la lasciò andare e guardò Cristiano. “Beh, ma tu sei veramente affascinante!” esclamò di getto. Abbracciò anche lui. “Ora, veloci, entrate in casa. Ho lasciato le lasagne nel forno e non voglio che si brucino.”

Li sospinse nel palazzo. Keira salì la squallida scalinata che portava all’appartamento del primo piano. Sembrava più stretta del solito, e le pareti verde scuro più macchiate di quanto si ricordasse. Non era d’aiuto il fatto che la maggior parte delle lampadine nel corridoio erano fulminate. Dava all’ambiente un’atmosfera da film horror.

Arrivarono all’appartamento e furono subito assaliti dal calore irradiato dal forno. L’odore forte del formaggio permeava l’aria.

“Quindi è qui che sei cresciuta?” chiese Cristiano, guardandosi educatamente attorno nel modesto appartamento di Mallory.

Keira annuì. Era estremante diverso dalla villetta dei suoi genitori sulle colline di Firenze. Non c’era un solo mobile in casa che sembrasse provenire dalle pagine di una rivista d’arredamento alla moda. Non si poteva nemmeno dire che la casa fosse shabby-chic. Era solo shabby, trasandata.

Si sentì opprimere dal peso della vergogna. Si era impegnata duramente a scuola e al college proprio per lasciarsi alle spalle quel tipo di vita. Temeva che l’impressione che stava dando di sé a Cristiano fosse diversissima da ciò che si doveva essere aspettato quanto aveva accettato di salire sull’aereo con lei. Altro che importante giornalista di New York. Ormai non poteva più nascondere le sue umili origini.

“Perché non vi accomodate?” gridò Mallory al di là di una spalla mentre si rimetteva al lavoro in cucina.

Keira fece cenno verso il tavolo. Sua madre lo aveva coperto con una strana tovaglia di plastica. Cristiano si sedette su una delle sedie. Keira la notò ondeggiare sotto di lui, ma ovviamente l’uomo era troppo educato per dire qualcosa.

Mallory tornò con un piatto da portata fumante e lo appoggiò sul tavolo. La lasagna era una visione agghiacciante, il sugo di pomodoro ribolliva attraverso la pasta e il formaggio era bruciato agli angoli. Doveva essere tutta un’altra cosa rispetto a ciò a cui era abituato Cristiano in Italia!

“Che cosa sono quelle?” chiese Keira, indicando delle piccole escrescenze rotonde sulla superficie.

“Nocciole,” disse Mallory.

“Sopra una lasagna?” domandò lei, accigliandosi.

“L’ho letto in una rivista,” rispose ambiguamente la madre.

Keira si sentì diventare sempre più pesante.

“Non dovremmo aspettare Bryn?” chiese alla donna.

“Le ho detto di essere qui alle sette,” disse Mallory. “Sa leggere l’orologio. È colpa sua se non è arrivata in tempo.” Fece un sorriso a Cristiano e gli versò un bicchiere di vino. “Spero che ti piaccia il rosé.”

Keira si fece ancora più piccola nella sua sedia, ripensando a quanto lui conoscesse bene il vino e come sapesse quale tipo si abbinasse a ogni piatto. Ma non c’era bisogno di essere un esperto per sapere che il rosé non andava con niente!

Educatamente, Cristiano sollevГІ il suo bicchiere di vino tinto di rosa.

“Al nostro affascinante ospite,” annunciò Mallory, e brindarono tutti e tre.

Keira era così imbarazzata che avrebbe voluto sparire.

La porta si aprì e in quel momento entrò Bryn. Qualsiasi segno del doposbornia di cui avrebbe dovuto soffrire era completamente svanito. I suoi occhi erano brillanti, i capelli puliti e lucidi, e si era vestita per fare colpo.

A volta Keira non poteva fare a meno di essere gelosa della bellezza della sorella. Quei sentimenti erano alimentati dai ricordi di tutti gli anni in cui i ragazzi avevano fatto follie per lei. L’unico punto a suo favore era che la sorella era un po’ instabile, ma non si capiva semplicemente guardandola. A un primo sguardo la gente pensava che fosse una modella, tutta grazia ed eleganza.

Bryn si sedette al tavolo con un gesto plateale e si servì una grossa porzione di lasagna.

“Oggi ho fatto un’ora e mezza di palestra,” si vantò. “Ho il permesso di esagerare.”

Keira non riusciva a ricordare l’ultima volta che era stata in palestra. In effetti, gli ultimi due mesi erano stati un turbinio di bevute e mangiate. Tra le Guinness e le colazioni fritte in Irlanda, e la pasta e i gelati in Italia, era sorpresa di non essere diventata obesa. Era solo grazie alle colline italiane e ai percorsi fangosi irlandesi se era riuscita a mantenere una qualsiasi forma.

“Ti alleni spesso?” chiese Cristiano a Bryn. Sembrava interessato piuttosto che allusivo, cosa che sollevò il morale Keira, anche se non riusciva a capire perché volesse saperlo.

Bryn annuì. “Lo spinning è l’esercizio che preferisco. Oh, anche l’arrampicata. Hanno un muro fantastico nella mia palestra.”

Cristiano apparve eccitato. “Mi piace moltissimo arrampicarmi!”

“Davvero?” chiese Keira, sorpresa. Per qualche motivo non era mai venuto fuori durate le loro conversazioni.

“Sì,” disse lui, annuendo emozionato prima di riportare l’attenzione su Bryn. “Dovrai portarmi una volta o l’altra,”

“Ne sarei felice,” rispose lei.

Keira sussultГІ. Quella conversazione la stava agitando. Voleva mettere piГ№ distanza possibile tra la sorella e Cristiano.

Mallory sembrò adeguatamente colpita dalle capacità di scalatore dell’uomo. “Cos’altro sai fare, quindi?” chiese. “Fisicamente?”

“Mamma,” gemette Keira. “Che razza di domanda è?”

“Mi piace nuotare,” rispose Cristiano. Poi, con un occhiolino verso Keira, aggiunse: “E ballare tutta la notte.”

“Davvero?” esclamò Mallory. “Conosci il flamenco?”

“Quello è spagnolo, mamma!” gridò Keira.

Cristiano scoppiò a ridere. Anche Bryn ridacchiò. Persino Mallory sembrò trovare divertente il proprio errore. Keira fu l’unica a non apprezzare. Che Bryn avesse ragione sul fatto che fosse rigida?

“Quindi come è stata la tua avventura italiana?” chiese a lei la madre, tendendosi attraverso il tavolo per darle qualche leggero colpetto sulla mano. “Un altro successo?” Lanciò un rapido sguardo a Cristiano.

Keira sentì il rossore salirle sulle guance. “È stata bellissima,” disse, cercando di allontanare la conversazione dal fatto che avesse istigato un’altra storia d’amore e per riportarla sul paese. “I panorami sono una cosa dell’altro mondo. Il cibo è incredibile. E la cultura!”

“E non dimenticarti degli uomini,” aggiunse Bryn, agitando le sopracciglia.

Keira le lanciò un’occhiataccia. “Sì, anche la gente è fantastica. Cristiano mi ha portato a incontrare i suoi genitori a Firenze. Sono stati super amichevoli.”

Mallory guardò Cristiano, molto colpita. “Sei molto legato alla tua famiglia?”

Lui sorrise e annuì. “Certo. A parte i periodi in cui lavoro fuori città, li vedo almeno una volta alla settimana.”

“È così bello,” commentò Mallory, abbassando lo sguardo sulle lasagne con aria contemplativa. “Le mie ragazze sono sempre troppo impegnate per venire a trovarmi. Sono a solo una corsa in taxi da loro, ma è come se vivessi in Canada.”

Bryn roteò gli occhi. “Siamo donne moderne, mamma. Noi lavoriamo.”

“E negli ultimi due mesi ho passato circa quarantotto ore a New York!” aggiunse Keira.

Mallory scrollò le spalle, continuando a mantenere l’espressione ferita sul volto per fare più effetto. Bryn sembrava immune a quel genere di ricatto, ma Keira ne era sempre irritata. Riteneva che la sua relazione con la madre fosse piuttosto buona. Di certo parlava spesso con lei a telefono, e la andava a trovare di frequente. Mallory non era affatto una povera signora anziana che rimaneva a casa da sola tutto il giorno! Anche se era andata in pensione, aveva molti amici e ogni genere di hobby con cui occupare il suo tempo.

“Come sono le lasagne?” chiese allora la madre a Cristiano. “Immagino che non si possano paragonare alla ricetta di tua mamma, vero?”

Bryn scoppiò a ridere davanti al tono sconsolato della donna. Keira invece non era dell’umore di incoraggiarla. Rispose prima ancora che Cristiano potesse farlo, cercando di evitargli una scena pubblica imbarazzante.

“Certo che no,” disse. “Il nostro cibo è completamente diverso. La maggior parte è importato. Voglio dire, gli ingredienti italiano sono così freschi e nutrienti.” Punzecchiò la sua pasta gommosa con la forchetta. “Persino i pomodori hanno un sapore differente in Italia.”

“Ma anche il cibo americano è buono,” aggiunse con diplomazia Cristiano. “Keira e io siamo andati a mangiare dei bagel per colazione, stamattina. È stato emozionante.”

Bryn fece una smorfia per indicare che trovava adorabile l’emozione di Cristiano per i bagel. Keira non riuscì a sopportare il modo in cui lo guardava, come se fosse un cucciolo carino.

“E per quanto rimarrai a New York?” chiese Mallory.

�Fantastico,’ pensò Keira. �Di nuovo questa domanda.’

“Ancora non lo so,” rispose Cristiano. “Ma non ho nessun motivo per andarmene in fretta.”

Sulla fronte di Mallory apparve una ruga perplessa. “No? Non hai un lavoro a casa a cui tornare?”

Cristiano scosse con noncuranza il capo. “Faccio solo lavori occasionali e la maggior parte sono durante l’estate. La guida turistica. Servo ai tavoli al ristorante. Quel tipo di occupazione.”

Keira notò il modo in cui la ruga sulla fronte della madre si approfondì.

“Lavori occasionali?” ripeté, con un tono che rivelava la sua contrarietà.

“La cose sono diverse là,” spiegò Keira. “La cultura è diversa. La gente non si accapiglia per una promozione come facciamo qui.”

“Ma non è più un ragazzino,” disse esasperata Mallory a Keira. “Non dovrebbe avere qualche idea di che cosa vuole fare della sua vita?”

“Mamma!” esclamò Keira.

Cristiano si limitò a ridere, trovando chissà come un lato buffo in quella situazione. “Un giorno troverò la mia strada, Mallory,” la rassicurò. “Non ho fretta.”

Spostò serenamente lo sguardo sulle sue lasagne. Al di sopra della sua testa, Mallory lanciò a Keira un’espressione afflitta. Se credeva che la figlia fosse in ritardo per accasarsi e iniziare a fare figli, che cosa mai poteva pensare del fatto che Cristiano ancora non avesse trovato un suo percorso lavorativo?

Una volta che ebbero svuotato i piatti, Mallory andò a prendere il dessert. Gelato. Keira aveva mangiato talmente tanto gelato in Italia che era l’ultima cosa che voleva, specialmente il misero sostituto americano che sua madre aveva comprato. Ma Cristiano fu educato come sempre e mentre mangiava fece tutti i commenti appropriati.

“Siete tutti stretti nell’appartamento di Bryn in questo momento?” chiese Mallory.

“Gli ho lasciato il letto,” rispose la sorella, sembrando orgogliosa di aver messo le necessità di qualcun altro davanti alle proprie, forse per la prima volta nella sua vita.

“Perché non rimanete qui?” suggerì la madre. “Keira ha la sua camera da letto.”

“Davvero?” chiese Cristiano, accigliandosi leggermente come se non riuscisse a capire perché Keira avesse preferito il divano della sorella invece della propria stanza.

Lei scosse la testa. “Non è una buona idea,” gli disse sottovoce. “Il viaggio per arrivare a lavoro da qui è una sofferenza.”

“Che cosa sta dicendo?” chiese Mallory a Cristiano ad alta voce. “Fammi indovinare. Il viaggio per andare a lavoro. È sempre quello. Non appena ha lasciato l’appartamento con Zach è andata direttamente da Bryn! Come se io non esistessi nemmeno. E ogni volta che chiedo il motivo, oh, è il viaggio fino a lavoro.”

“Mamma, mi ci vuole più di un’ora per arrivare al lavoro da qui,” ripeté Keira per quella che doveva essere la milionesima volta.

“Un’ora è nella norma,” rispose Bryn. “Prima eri fortunata, con la posizione del tuo appartamento. Ed è stato solo perché Zach ne pagava la maggior parte.”

“Bryn!” Keira la riprese. Poi, incrociando le braccia con testardaggine, aggiunse a voce più bassa: “Era di suo cugino. Tutti e due pagavamo poco d’affitto.”

Cristiano apparve molto confuso. “Chi è Zach?”

“Nessuno,” rispose lei. Lanciò sguardi supplichevoli alla madre e alla sorella, cercando di convincerle a tenere le loro boccacce chiuse almeno per una volta.

Mallory sorrise a Cristiano. “Ti piacerebbe rimanere qui per un po’, vero, caro? Posso mostrarti la zona, domani.”

Keira sgranò gli occhi. “Assolutamente no, mamma. Cristiano ha cose migliori da fare con il suo tempo.” Il pensiero che sua madre l’avesse tutto per sé per una giornata intera la riempiva di panico.

“Quali cose?” ribatté Bryn con una risata. “Qualcuno deve fargli da cicerone. E tenergli compagnia. Sai che potrei sempre farlo io.” Incrociò una gamba snella sopra l’altra.

“No!” disse con maggiore decisione Keira. Non poteva fidarsi di nessuna delle due intorno a Cristiano!

“A dir la verità, mi piacere esplorare da solo,” disse alla fine l’uomo, trovando l’occasione di far sentire la sua opinione. “Per lo meno, faccio così quando arrivo in una città nuova. Se per te fa lo stesso, Mallory?”

“Ma certo,” ridacchiò lei. Poi con un sorriso aggiunse, senza rivolgersi a nessuno in particolare: “È così educato.”

“Ma credo che sarebbe bello approfittare della tua offerta di rimanere qui,” aggiunse lui. “Keira ha potuto vedere casa mia e anche a me piacerebbe vedere la sua vecchia camera.”

Keira sprofondò il volto tra le mani. Era l’ultima cosa che avrebbe voluto che accadesse! Ma poi pensò alla completa mancanza di privacy di cui soffrivano da Bryn. Nonostante avesse offerto loro il letto, erano comunque molto stretti. Senza parlare del rumore e del disordine. Almeno lì sua madre andava a letto presto e avrebbero avuto un po’ di spazio e di privacy.

“Va bene,” rispose alla fine. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva dormito a casa della madre. Ma grazie a Cristiano sarebbe successo per la prima volta dopo anni. “Rimarremo.”

“Fantastico!” esclamò Mallory, e riempì nuovamente i bicchieri di tutti con altro vino rosa e dolciastro.



*



Keira e Cristiano condivisero un taxi con Bryn fino al suo appartamento, per poter recuperare alcuni oggetti. Cristiano infilò i vestiti nella sua sacca e Keira radunò i prodotti da bagno, dell’intimo pulito, i suoi trucchi, il profumo e un completo per il lavoro, tacchi inclusi, che non indossava da prima di andare in Italia!

Quando uscirono, Keira fu sollevata che fossero di nuovo solo loro due.

“Mi dispiace per oggi,” disse a Cristiano mentre si accoccolava vicino a lui sui sedili posteriori del taxi.

“Ti dispiace?” chiese l’uomo. “Per cosa?”

“Per la mia famiglia. Sono fuori di testa.”

Lui rise. “In realtà mi piacciono.”

Keira si domandò se per caso intendesse dire che gli piaceva Bryn, ma cercò di non soffermarsi su quell’argomento.

“E sei sicuro che domani starai bene da solo?” aggiunse. “Potrei vedere se qualcuno dei miei amici è in giro per farti compagnia?”

Mentre lo diceva, pensГІ a Shelby, che era fortunatamente fidanzata. Ma lei sarebbe di certo stata a lavoro. Maxine sarebbe stata libera, ma era single. Keira non si fidava ancora abbastanza della sua relazione da allentare le redini.

“Sono molto sicuro,” confermò Cristiano con decisione. “Ho detto che mi piace esplorare. Ne ho fatto il mio lavoro, no?”

“Sì,” ammise Keira, “ma New York è piuttosto diversa dall’Italia.”

Cristiano si premette una mano sul cuore. “Sono un ragazzone,” disse. “Posso badare a me stesso. Persino a New York.” La baciò delicatamente.

Raggiunsero l’appartamento di Mallory e dopo aver pagato il tassista entrarono, preparandosi per una serata tranquilla sul divano a guardare la TV. Un po’ dopo le nove, il piano di Keira ebbe successo: la madre si ritirò davvero per la notte.

Poi, per la prima volta dopo secoli, riuscì a rilassarsi. Era stata tesa sin da quando erano atterrati a casa. Tra la follia di Bryn, quella della madre e il tour rapidissimo della città, non aveva praticamente avuto il tempo di riprendere fiato. Finalmente avrebbe potuto affrontare quella situazione, riflettere su Cristiano e sul fatto che aveva attraversato mezzo mondo per stare insieme a lei.

Lo baciò, godendosi il suo sapore. Ormai c’era qualcosa di diverso nei loro baci. Una maggiore intensità. Ora che era nel suo territorio, tutto era diventato più reale. Lui si era impegnato nel rapporto e così facendo aveva cambiato le cose per il meglio.

“Immagino che presto vorrai vedere la mia stanza?” chiese, usando la sua voce più seducente.

Cristiano colse subito il tono, sollevando le sopracciglia con eccitata anticipazione. “Certo che lo voglio.”

Lei si alzГІ dal divano e si chinГІ, tendendogli la mano.

“Allora farai meglio a seguirmi,” mormorò.

Sorridendo come un gatto che avesse mangiato la panna, Cristiano le obbedì.




CAPITOLO SEI


Keira si svegliГІ il giorno seguente sentendosi intontita. Ma nel momento in cui si girГІ e vide il bellissimo volto di Cristiano, sospirГІ soddisfatta. La notte precedente era stata magnifica, e aveva posto fine ai suoi timori. Era un peccato doverlo abbandonare per andare a lavoro!

Scivolò fuori dal letto, attenta a non svegliarlo, e uscì in corridoio. Era molto buio mentre si muoveva silenziosamente verso il bagno.

Fare la doccia da sua madre era così strano. Keira non riusciva a ricordare l’ultima volta in cui aveva avuto motivo per passare lì la notte. Di certo non era successo negli ultimi due anni, perché aveva convissuto con Zachary.

Mentre l’acqua calda le scorreva sulla pelle, si chiese se sua madre avesse ragione. Forse non le prestava davvero l’attenzione che avrebbe dovuto. Il rapporto di Cristiano con i suoi genitori era ammirevole. Era solo per il fatto che Keira metteva la sua carriera davanti a tutto il resto che lei non condivideva un simile rapporto con la madre. Si rese conto che c’era molto che poteva imparare da lui.

Finì rapidamente la doccia e ne emerse con i capelli fradici, poi si avvolse in uno degli asciugamani di bambù della madre prima di riuscire in corridoio. Mentre si aggirava per l’appartamento, un rumore proveniente dalla cucina attirò la sua attenzione. Curiosa, si avvicinò e infilò la testa nella porta.

“Mamma?” chiese, quando vide sua madre in piedi in accappatoio.

La donna sbadigliò. “�giorno, cara. Caffè?”

Keira sorrise alla madre. “Ti sei svegliata presto solo per farmi il caffè?” domandò, commossa. “Aveva pensato di prenderne uno sulla strada per il lavoro.”

“Non mi capita di poterlo fare tutti i giorni,” rispose Mallory.

Keira entrò in cucina e baciò la madre sulla guancia. “È fantastico. Grazie,” disse.

Mallory sembrò sorpresa. “Credo che Cristiano abbia un’influenza positiva su di te,” commentò.

“Penso che tu abbia ragione,” rispose Keira.

Tornò in camera sua e si vestì al buio, mentre il profumo del caffè iniziava a filtrare da sotto la porta. Quando emerse dalla stanza, la luce del sole stava iniziando a illuminare l’appartamento.

“Sta ancora dormendo?” chiese Mallory non appena fu tornata in cucina.

“Sì,” confermò lei, prendendo il caffè che la madre le offriva. Ne bevve un sorso. Era un po’ amaro ma non si poteva aspettare che sua madre facesse la tazza perfetta a quell’ora del mattino! “Non lo bombarderai di domande non appena si sveglia, non è vero?”

Mallory emise un verso di riprovazione. “Cara, dobbiamo sapere chi è. Non puoi semplicemente dichiarare il tuo amore per un uomo nuovo ogni mese e aspettarci che non siamo almeno un po’ sospettose.”

Keira sospirò, leggermente esasperata. “Okay, mamma, lo capisco. Ultimamente mi comporto come una matta. Solo, non farmelo scappare via.” Buttò giù il caffè in una sorsata e poi baciò di nuovo la madre sulla guancia. “Ti voglio bene. Grazie per la cena.”

Poi si affrettГІ per prendere il metrГІ fino a lavoro.



*



Un’ora di metropolitana non era mai il modo migliore per iniziare la giornata. Quando finalmente scese, Keira si sentiva sporca, unta come se quella mattina non si fosse nemmeno fatta la doccia. E aveva i vestiti tutti spiegazzati. Non era il genere di impressione che voleva dare il suo primo giorno di ritorno in ufficio.

Ma quando superò le grandi porte di vetro del Viatorum, capì che non avrebbe dovuto preoccuparsi affatto del suo aspetto. Alla sua apparizione i colleghi balzarono in piedi dalle sedie e le andarono incontro.

“Keira!” gridò Denise, abbracciandola strettamente. “Ce l’hai fatta.”

“Che cosa?” domandò Keira.

“Hai salvato tutti i nostri lavori!” rispose lei. “Stiamo guadagnando moltissimo, Lance non crede che ci sia bisogno di cambiare niente. Niente rubrica dei consigli o pagine di ricette.” Fece una smorfia.

“Beh, è fantastico,” rispose Keira, sorridendo, non convinta del tutto che fosse unicamente merito del suo articolo.

“Quando possiamo incontrarlo, allora?” chiese Denise, sembrando emozionata e ansiosa.

“Incontrarlo?” ripeté Keira.

“Cristiano!” esclamò la collega.

Keira notò l’aria sognante che assunse quando disse il suo nome.

“Beh, non avevo intenzione di portarlo in ufficio,” scherzò, un po’ perplessa.

Denise si accigliò. “Ma devi farlo. Non puoi farci innamorare di un uomo e poi non farcelo nemmeno vedere! Voglio dire, dalla tua descrizione sembra bellissimo. È bellissimo?”

“Beh, sì, ma…” iniziò lei.

“Allora devi farcelo incontrare!” continuò Denise. “Ti prego, Keira!”

La scrittrice fece una smorfia. Cristiano non era solo un accessorio del suo articolo. Era davvero il suo innamorato. Le sembrava che Denise stesse confondendo la realtà con la finzione. Keira aveva accidentalmente trasformato Cristiano nel protagonista di una storia d’amore?

Proprio allora notГІ Nina alla sua scrivania, intenta a battere sulla tastiera, e le fece un cenno di saluto. Nina concluse quello che stava facendo e si avvicinГІ. Le due donne si abbracciarono.

“Ottimo lavoro con l’articolo, Keira,” disse Nina. “Di nuovo.”

Lei arrossì. “Grazie.”

“È bello riaverti tra di noi.”

“È bello essere tornata,” sorrise Keira. “È passato talmente tanto tempo che mi è persino piaciuto lavarmi i vestiti.”

Fece per tornare nel suo ufficio ma Nina la prese per un braccio, fermandola sul posto.

“Non così in fretta,” disse. “Elliot vuole vederti.”

“Oh?” chiese Keira, lanciando un’occhiata verso la porta aperta del suo ufficio. Non riuscì a trattenere l’ansia che l’assalì. Anche se lei ed Elliot erano in buoni rapporti, l’uomo era ugualmente una figura autoritaria, in gran parte anche grazie alla sua enorme stazza. “Adesso?”

“Già, adesso,” disse Nina, sorridendo.

C’era qualcosa nei suoi occhi, un segreto che stava nascondendo a Keira. Servì solo ad accrescere il suo senso di trepidazione.

Prendendo un profondo respiro, cambiò rotta e si diresse verso l’ufficio di Elliot.

Quando entrò dalla porta, lui alzò lo sguardo. Con sorpresa di Keira, l’uomo si alzò e aprì le braccia per abbracciarla. Keira si lasciò stringere goffamente, sentendosi come una bambina che abbracciasse un lontano zio. La cordialità non gli si confaceva.

“Il ritorno della mia eroina,” disse Elliot, riaccomodandosi a sedere. “Sono certa che tu abbia sentito le novità?”

“Quali novità, esattamente?” chiese Keira.

“A proposito della crescita di vendite.”

“No…” ammise lei.

Elliot continuò. “Sono salite alle stelle. Lance è entusiasta. Ha detto che finché riusciamo a mantenere questo ritmo non avrà affatto bisogno di intervenire nella direzione della rivista. Può rimanere tutto esattamente come è. Basta che tu continui a fare quello che hai fatto.”

Keira non era certa di come interpretare quella frase. “In che senso?”

“Gli articoli sull’amore,” spiegò Elliot. “La Guru del Romanticismo.”

Keira sentì un improvviso peso nel petto. Elliot non aveva letto il suo ultimo articolo? Ormai era innamorata. Innamorata realmente di una persona autentica che voleva stare insieme a lei. Non come Shane, che aveva avuto altre priorità. Quella volta, Cristiano aveva viaggiato per mezzo mondo per lei, lasciando indietro casa sua, la sua famiglia, il suo lavoro e il suo paese. Non ci sarebbe più stata nessuna Guru del Romanticismo, non se era necessario innamorarsi di nuovo!

“Chiedo scusa,” iniziò Keira. “Stai dicendo che vuoi che scriva un altro articolo della Guru del Romanticismo?”

“Ma certo,” rispose Elliot, sembrando confuso. “È quello che vogliono tutti. I nostri lettori. La adorano. Non ne hanno mai abbastanza. Sono insaziabili. E dobbiamo mantenere il ritmo. Quindi dovremo rispedirti subito all’estero.”

Il peso nel petto di Keira si trasformò in panico. “No,” sussultò. “Non puoi. Sono tornata da soli due giorni!”

Quanto sarebbe servito a Bryn per mettere le grinfie su Cristiano? O perchГ© Maxine arrivasse a curiosare? PerchГ© sua madre lo terrorizzasse a punto da farlo scappare? Non poteva andarsene di nuovo!

Elliot apparve confuso. “Keira, abbiamo pianificato tutto,” disse imperturbabile. “Heather ha già prenotato il volo. Parigi, Keira, PARIGI. Questo è il miglior incarico di tutti e te lo sto offrendo su un piatto d’argento. Il resto dello staff, là fuori, ucciderebbe per averlo.”

“Mi dispiace…” balbettò lei. “Ma non posso. Sono davvero innamorata di Cristiano. Questo non è un gioco per me. Non voglio lasciarlo. E non voglio andare da qualche altra parte per trovare l’amore.” Fece un profondo respiro. “Se è quello che ti serve che faccia, preferisco licenziarmi.”

Elliot stava scuotendo la testa, distogliendo gli occhi. Con sorpresa di Keira, le sue spalle cominciarono a tremare. Stava piangendo? Sapeva quanto fossero andate vicine le cose a implodere, lì alla rivista, e sapeva quanto Elliot avesse rinunciato per il Viatorum, e quanto significasse per lui. Ma quella era anche la sua vita. Di certo qualcun altro avrebbe potuto assumere il ruolo della Guru del Romanticismo? Avrebbero persino potuto fingersi lei, per quel che le interessava! I lettori non se ne sarebbero accorti!

Ma poi si rese conto che le sue spalle non stavano tremando per le lacrime, ma per le risate. Si accigliГІ, seccata, non capendo che cosa ci trovasse di tanto buffo.

“Keira,” disse alla fine Elliot. “Non ti sto chiedendo di lasciare Cristiano. Voglio che voi due partiate insieme.”

Keira si bloccò, sbalordita dalla rivelazione. “Insieme?”

“Sì!” esclamò Elliot. “I nostri lettori lo amano. La gente sta disegnando delle sue immagini e le sta mettendo su internet! Nei forum parlano solo di lui!”

“I forum?” ripeté Keira.

Non riusciva a credere a quello che stava sentendo. Le sue descrizioni avevano davvero dipinto una tale magnifica immagine della sua guida turistica italiana, da renderlo inavvertitamente una specie di eroe?

“Non capisco,” disse lei. “Vuoi che andiamo insieme?”

“La vostra storia d’amore è un successo, Keira,” disse Elliot. “Il pubblico vuole sapere come va avanti. Hashtag Team Shane o Hashtag Team Cristiano. Chi sposerà?”

“SPOSARE?” gridò Keira. “Che cosa sta succedendo? Secondo me state tutti correndo un po’ troppo. Conosco Cristiano da poche settimane. Non sto pensando al matrimonio. E neanche lui!” Incrociò le braccia, sentendosi sulla difensiva, come una specie di spettacolo da circo.

La voce di Elliot si addolcì, avendo notato il suo disagio. “Keira, quello che vogliamo vedere siete voi due. Cosa succederebbe alla vostra storia a Parigi? Il vostro amore può resistere in un posto nuovo? Ma certo che ha funzionato in Italia, a casa sua. E anche qui, mentre sei circondata da tutte le tue comodità, funziona. Ma in una città diversa? Cosa succederebbe in quel caso? Un terreno neutrale e pari per entrambi. L’amore può resistere in un paese straniero?”

Keira sbatté le palpebre, sbalordita e non riuscendo più a parlare. “Vuoi… stressare la mia relazione per vedere se si spezza?”

Elliot piegò la testa di lato. Era chiaro che non l’aveva vista sotto quella prospettiva. “Beh, voglio dire, non mi aspetto proprio che vi lasciate. Sono solo curioso.”

“Curioso,” ripeté lei, sempre più irritata. “Questa è la mia vita, Elliot. La mia vita vera. Non sono una cavia da laboratorio.”

Elliot scosse la testa. “Lo sto dicendo nel modo sbagliato,” disse. “Senti, l’idea è che voi due passiate un mese a Parigi. Viaggiate e siate innamorati. Scrivi di tutta la faccenda. I lettori ne saranno felici. Voi due sarete felici. Io sarò felice. Punto, e fine.”

“A parte che non è la fine, vero?” lo sfidò Keira. “Perché vuoi un conflitto di qualche tipo. Vuoi alzare la posta in gioco.”

“È solo la direzione migliore per l’articolo,” disse con calma Elliot. “Vedere se potete tornare indietro con un amore ancora più forte.”

Keira era certa che un mese a Parigi non avrebbe danneggiato la sua relazione. Sarebbe rimasta salda, ne era certa. CiГІ a cui obiettava era il modo in cui Elliot ne parlava. Come se fosse parte di un esperimento o di un romanzo, invece che persone reali con emozioni reali.

Elliot appoggiò le braccia sul tavolo in un atteggiamento più aperto. “Keira, come è la tua vita a New York al momento? Nessun appartamento, vivi da tua madre.”

“Come fai a saperlo?” balbettò Keira.

“Ho i miei mezzi,” rispose lui, scrollando le spalle.

Ricordò quando sua madre l’aveva chiamata in Italia per convincerla a rimanere alla rivista. Elliot era stato la mente dietro a quella telefonata.

“Hai parlato con mia madre?” chiese sospettosa.

Lui sembrò colpevole ma rispose con sufficiente innocenza. “Io e Mallory chiacchieriamo di tanto in tanto.”

Keira sbuffò seccamente. Perché la madre sentiva il bisogno di interferire così tanto nella sua vita?

“Quindi,” continuò Elliot, accantonando la faccenda. “Davvero, andare a Parigi vi darebbe la privacy che vi serve. Un mese intero solo voi due. Niente sorella tra i piedi, nessuna madre a interferire.”

Sembrava bello, pensò Keira. Che differenza avrebbe fatto se avessero intrapreso la loro relazione a New York o a Parigi? A parte il fatto che lì erano circondati da persone ansiose di incontrare Cristiano. Almeno a Parigi sarebbero stati da soli. Sarebbero stati di nuovo anonimi.

“Dopo questo articolo,” aggiunse Elliot, “potrei anche allenare un po’ le redini qui al Viatorum. Promuoverti. Poi tu potresti persino sceglierti da sola gli incarichi. Se questa cosa funziona, e troviamo la giusta prospettiva per le storie della Guru del Romanticismo, ti cederò il controllo di tutta la faccenda. Niente più missioni all’ultimo minuto. Niente più Antonio.”

Keira fece una smorfia ricordando la prima guida turistica a cui era stata affidata in Italia, il grasso Antonio, costantemente irritato e puzzolente di formaggio.

“Dici sul serio?” chiese. “Un incarico ancora, insieme a Cristiano, e poi potrò scegliere io la direzione da dare alle storie della Guru del Romanticismo?”

“Basta che continui ad andare all’estero e a scrivere articoli di viaggio,” disse Elliot, “non mi importa dove lo fai.”

Keira decise di mettere alla prova quella teoria. “Australia?” chiese.

“Perché no?”

“Cina?”

“Se lo desideri?”

“Antartico?”

“Basta che sei innamorata mentre lo fai, a me interessa solo questo. È tutto ciò che interessa ai lettori. E chi lo sa, forse in futuro potremo radunare tutti i tuoi articoli e trasformarli in un libro?”

Keira si appoggiò allo schienale, riflettendo per la prima volta su quella possibilità. Se ce l’avesse fatta, le cose sarebbero state molto più semplici per lei andando avanti. Un ennesimo incarico sotto il controllo di Elliot e poi sarebbe stata libera. E diventare l’autrice di un libro sarebbe stata una vera fortuna! Lei e Cristiano avrebbero potuto girare insieme per il mondo. Basta trucchetti con i sensali o le prove d’amore. Avrebbe potuto davvero scrivere la loro storia.

Inoltre la situazione a New York era un po’ stretta, potendo stare solo all’appartamento di Bryn o nella sua camera da letto da bambina. Non c’era nulla di romantico in nessuna delle due sistemazioni. Ma Parigi. Parigi! Per la prima volta, sentì un brivido di eccitazione al pensiero di lei e Cristiano nella città più romantica del mondo. Immaginò porte finestre e tende di pizzo svolazzanti, baci sotto la torre Eiffel, marciapiedi bagnati di pioggia, croissant in antichi baretti che davano sulla Senna, musei, arte, cultura, architettura. E poi nella mente le apparve con improvvisa ferocia una visione: Cristiano abbassato su un ginocchio e un bellissimo anello luccicante teso verso di lei.

Non aveva mai pensato al matrimonio prima che Elliot ne parlasse. Ma se il mese a Parigi si fosse concluso con un anello? Di certo non le avrebbe dato fastidio.

“Okay,” accettò, alla fine. “Lo farò.”




CAPITOLO SETTE


Non appena il suo incontro con Elliot si concluse, Keira afferrò il cellulare e uscì in fretta per chiamare Cristiano. Le strade erano piene di traffico e gente come sempre. Il pensiero di lasciarsi tutto alle spalle la emozionava.

Fece il suo numero e dopo un momento lui rispose.

“Ho delle novità,” annunciò.

“Oh?” Domandò Cristiano. “Non sei incinta, non è vero?”

“No!” gridò Keira, ridendo. “Andiamo a Parigi!”

“Davvero?” Sembrò entusiasta.

“Già. Il mio nuovo incarico. A quando pare i lettori ti amano tanto che vogliono che tu venga con me. Che cosa ne pensi?”

“Penso che sia fantastico!” rispose lui. “Non vedo l’ora. Quando partiamo?”

“Domani.”

Keira si morse il labbro, preoccupata dalla sua risposta. Ma non avrebbe dovuto temere nulla.

“Wow!” esclamò Cristiano. “È grandioso!”

Sullo sfondo, udì il suono di clacson e sirene d’ambulanze.

“Come sta andando il tuo tour in solitaria di New York?” gli chiese.

“È magnifico,” dichiarò lui con l’entusiasmo di un ragazzino. “Sono andato in un sacco di posti in metropolitana e ho camminato per alcuni parchi. Ora sono vicino a un luogo chiamato Teardrop Park.”

Keira rimase sbalordita. “Sei proprio dietro l’angolo rispetto al mio ufficio!”

“Ah, sì?” chiese lui, sorpreso.

“Sì! Dovresti passare da me,” aggiunse, pensando che tutti alla rivista volevano conoscerlo. “Potrei presentarti alcune persone.”

“Mi piacerebbe molto,” disse Cristiano.

Keira gli diede le indicazioni per attraversare la breve distanza fino al suo ufficio. Alcuni minuti dopo, lo vide in lontananza mentre girava un angolo. La sua bellezza la sbalordì, facendole battere forte il cuore.

Quando lui la raggiunse, gli gettГІ le braccia attorno al collo e lo baciГІ. Poi lo prese per mano e lo guidГІ dentro.

“Ragazzi,” annunciò. “Questo è Cristiano.”

Tutti accorsero a incontrarlo. Sembrava che Denise avesse di fronte una celebrità. Lisa sembrava sul punto di svenire. Per la prima volta, Keira provò l’emozione di stare con qualcuno adorato da tutti, piuttosto che la paura che glielo potessero rubare.

Elliot uscì dal suo ufficio, squadrando Cristiano da capo a piedi. Chiaramente approvò ciò che vide e si avvicinò per stringergli la mano.

“Keira ti ha già detto la novità?” volle sapere.

“Di Parigi?” rispose Cristiano annuendo. “Sì, e non vedo l’ora. Grazie mille per aver organizzato il viaggio anche per me. È la realizzazione di un sogno poter viaggiare per il mondo con la donna che amo.”

Strinse Keira con forza a sГ©. Denise e Lisa andarono visibilmente in estasi.

Poi fu il turno di Nina di avvicinarsi per conoscere Cristiano. Almeno fu abbastanza rispettosa da non rimanere a bocca spalancata. Si limitò a stringergli cordialmente la mano. Ma c’era una luce nei suoi occhi che riempì Keira di sospetto.

“Lo sapevi che oggi passa Stella?” chiese alla scrittrice.

“Stella, la designer della copertina?” rispose lei. “No. Perché?”

Lo sguardo dell’amica era concentrato su Cristiano, come se gli stesse prendendo le misure. “Stavo pensando di scattarvi una foto per il tuo profilo. Una che possiamo usare nell’intestazione degli articoli.”

Keira si accigliò. In quel momento nell’intestazione c’era il suo volto e la sua biografia. Era lei la scrittrice dopo tutto. Erano le sue parole, e non quelle di Cristiano.

“Non ne sono sicura,” disse, con voce un po’ forzata.

“Hai ragione.” Nina annuì. “L’intestazione è troppo piccola. Voi due dovreste essere le star della copertina.”

Elliot iniziò ad applaudire, entusiasta a quell’idea.

“Aspettate un attimo,” gridò Keira, sgranando gli occhi per lo shock. Guardò verso Cristiano. “Non possiamo apparire sulla copertina.”

Era ovvio che Cristiano non provasse gli stessi timori di Keira per quella decisione. Non sembrava minimamente turbato da quello che stava succedendo.

Nina ed Elliot ignorarono le sue proteste, troppo impegnati a discutere insieme, parlando dei dettagli e accarezzandosi il mento mentre guardavano Cristiano come se fosse uno dei modelli che Stella assumeva per i suoi scatti.

“Ragazzi!” gridò Keira, cercando di attirare la loro attenzione. “Non lo faremo.”

Finalmente Elliot si voltò verso di lei e si accigliò. “I tuoi articoli sono i più popolari. È per loro che la maggior parte dei nostri lettori si è abbonato al Viatorum.”

Lo disse con semplicità, come se non fosse altro che una scelta logica d’affari.

“Nina, magari dovremmo mostrarle il grafico della ricerca di mercato?” aggiunse l’uomo.

“Non ho bisogno di vedere un grafico per prendere la mia decisione,” balbettò Keira. “Non voglio essere sulla copertina, punto. Non sono abbastanza bella. Lo sapete che c’è un motivo se certe persone scelgono di passare i loro giorni dietro allo schermo di un computer!”

“Non essere sciocca, Keira!” esclamò Cristiano. “Tu sei bellissima, solo che non te ne rendi conto. Forse un servizio fotografico professionale può essere quello che ti serve per aumentare la tua autostima.”

Keira scosse la testa, sbalordita e sconvolta. Non stava succedendo veramente. Quello era il suo peggiore incubo, uscire da dietro le scene e ritrovarsi sotto le luci della ribalta. PensГІ a Bryn, quella davvero bella. La sorella non sarebbe apparsa insignificante vicino a Cristiano, come stava per succedere a lei.

Proprio allora le porte si aprirono e Stella entrГІ, con la grossa borsa della macchina fotografica appesa alla spalla. Keira sembrГІ molto minacciosa.

Nina le fece cenno di avvicinarsi.

“Stavamo giusto dicendo a Keira e a Cristiano delle foto di copertina,” spiegò a Stella. “Hai tempo di farle oggi?”

“Assolutamente,” rispose la donna, fissando uno sguardo pieno di approvazione su Cristiano.

Keira si sentì sempre peggio. Era lui quello che tutti volevano vedere, e non lei. La sua presenza avrebbe solo rovinato le foto.

“Andiamo, amore mio,” disse Cristiano con gentilezza. “È solo un po’ di divertimento. Un ricordo a cui potremo ripensare. Qualcosa da fare vedere ai nostri genitori. E anche ai nostri figli, un giorno.”

Keira lasciГІ che quelle gentili lusinghe placassero le sue paure. Se Cristiano stava pensando a futuri figli allora sperava che la relazione fosse a lungo termine. Magari catturare qualche immagine del loro amore mentre erano giovani e senza rughe non era la peggiore idea del mondo.

“Che cosa dovrei fare?” chiese a Stella, cominciando ad arrendersi.

“È la Francia,” disse Stella. “Quindi usiamo un tema da film romantico in bianco e nero. Tetti, lo skyline con la torre Eiffel sullo sfondo. Un bel vestito e un bacio romantico.”

“Un bacio?” gemette lei, ricominciando a sentire l’ansia.

“Ma in bianco e nero,” disse Cristiano, sorridendo. “Tutti sono bellissimi in bianco e nero.”

La prese per mano e la attirò gentilmente. Keira si lasciò guidare fino all’area adibita ai servizi fotografici, dove luci brillanti erano puntate su un ampio pannello bianco, e due simili pannelli ai lati ne facevano una specie di scatola a tre pareti. Lì c’era anche la truccatrice, che si stava occupando di una splendida modella, e un appendiabiti.

“Oh, Dio,” borbottò Keira.

Stella si avvicinò e parlò con la truccatrice. Lei non riuscì a sentire che cosa si stavano dicendo, ma entrambe la stavano guardando. Ovviamente avrebbe dovuto essere truccata per le foto, a differenza di Cristiano che aveva sempre un aspetto magnifico.

La truccatrice parlò alla modella, che si alzò per andare a sedersi sul divano, sembrando un po’ seccata di essere interrotta a metà della seduta. Keira la guardò andare, osservando il suo fisico incredibile e le sue lunghe gambe snelle. Era così alta, a differenza sua che era leggermente sotto la media.

Stella le si avvicinГІ e la prese per mano.

“Una seduta di trucco gratis,” disse Cristiano, scrollando le spalle. “Ne vale la pena anche solo per questo.”

Keira digrignГІ i denti e permise a Stella di attirarla sulla sedia del trucco.

“Non dovrò fare molto,” le disse la truccatrice. “Questa sessione fotografica è incentrata su un look classico. In stile film in bianco e nero. Solo un po’ di mascara e rossetto.”

Keira non ebbe altra scelta se non di assecondarla. Dopo essersi fatta fare trucco e capelli, mise un bell’abito blu di pizzo.

“È troppo lungo per me,” disse Keira, guardando la stoffa arrotolata attorno ai suoi piedi.

“Va bene lo stesso,” la rassicurò Stella. “Dovrai stare in piedi su questo.”

Keira lanciГІ uno sguardo e vide un finto caminetto che spuntava da un finto tetto. Quindi in quella foto si sarebbero baciati sui tetti di Parigi. Diventava sempre piГ№ spaventoso.

Keira si riunì a Cristiano, che era stato abbigliato con pantaloni scuri e una maglia a righe, e aveva i capelli pettinati di lato in stile vecchia Hollywood. Era splendido, come al solito. L’unica cosa buona in tutta quella faccenda era l’immagine mentale che le sarebbe rimasta di Cristiano!

Salirono sul set e ascoltarono le istruzioni di Stella. Keira avrebbe dovuto mettersi in piedi sul caminetto, con una gamba piegata, per baciare Cristiano.

Per lei fu assolutamente mortificante. Si sentiva in imbarazzo mentre piegava il corpo in una posizione scomoda, dando un bacio su richiesta di terzi. Cristiano, d’altra parte, sembrava esserne felicissimo.

“Perché ti stai divertendo così tanto?” gli chiese.

“Posso baciarti a ripetizione,” disse lui. “Perché non dovrei divertirmi?”

Il pubblico di donne ammirate andò in estasi davanti a loro. Keira non vedeva l’ora di allontanarsi da New York. Voleva che tutto tornasse come quando erano solo loro due, e non come in quel momento, in cui tutti volevano un pezzo di Cristiano.

Alla fine il flash della macchina fotografica si fermГІ.

“Credo di avercela fatta,” disse Stella.

Cristiano l’aiutò a scendere dal caminetto e andarono a vedere le foto digitali sulla macchina di Stella.

“Immaginate lo skyline di Parigi,” disse lei. “Quello lo aggiungeremo con Photoshop.”




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